La corda di Allah

Tutti i musulmani si riconoscono nel Califfato

Dopo che Omar Bakri, lasciata la Gran Bretagna viene arrestato in Libano, nel 2009 Anjem Choudary diventa portavoce di Sharia4Uk, il network mussulmano che si pone come obiettivo la costituzione di un Califfato. Il network compie un’ opera di proselitismo notevole, tanto che lo si sospetta di reclutare i guerrieri europei per l’Is. Choudary, all’indomani dell’attacco a Charlie Hebdo, ha scritto su Twitter che “la libertà di espressione non comprende l’insulto al Profeta, qualunque sia il vostro punto di vista sui fatti di Parigi”. Anche se Choudary non ha molte simpatie nella comunità musulmana inglese, è un mussulmano a tutti gli effetti ed è difficile contestarglielo. Egli è convinto che il Califfato sia l’unico modo per i musulmani in tutto il mondo di rimanere uniti, e i gruppi islamici, anche i più diversi e rivali, devono confrontarsi sulle idee, ma non opporsi alla sua formazione. “Il Profeta ha detto che tutta la umma deve rimanere unita tenendo stretta la “corda di Allah”, in modo tale che non si disperda”. Per cui ci saranno sempre gruppi e organizzazioni diverse, soprattutto dove si combatte attivamente e lo Stato Islamico è la loro stessa possibilità di unificarsi. Choudari ci tiene a ricordare di essere solo un conferenziere. Prende parte a molte manifestazioni e riceve tantissimi inviti. Come Robert De Niro riepiloga la sua esperienza di gangster in “C’era una volta in America”, Choudari dice che queste richieste, a volte le esaudisce, a volte no. E’ stato chiamato anche dall’Italia. Se gli restituissero il passaporto, è sequestrato, gli piacerebbe tantissimo venire nel nostro paese per rivolgersi espressamente al Papa e chiedergli conto della sua animosità verso i musulmani. L’Italia potrebbe diventare un obiettivo, “non solo dal punto di vista ideologico e politico, visto che l’Islam è in enorme crescita in Italia. Ma soprattutto a causa della sua prossimità all’Africa”. Choudari indica la Libia come la punta di diamante di questo processo proprio perché starebbe venendo “progressivamente annessa allo Stato Islamico”. Vogliamo stare tranquilli? Allora “giù le mani dai musulmani!”. Non “vi immischiate negli affari dei musulmani”. E gli affari dei musulmani sono piuttosto complessi. Tanto che termini come estremismo e radicalizzazione, non sono in grado di rendere perfettamente l’idea di cosa sia l’Islam e ancor meno di rappresentarlo. Perché, se estremismo e radicalizzazione vengono usati per definire coloro che credono alla shari‘a, respingono la democrazia, il liberalismo, il secolarismo, l’omosessualità, l’uso dell’alcool e cercano di diffondere il loro pensiero, fra cui la Jhiad e ovviamente il Califfato, ecco che tutti gli islamici sono fondamentalisti. In verità, ci si sbaglia: sono semplicemente buoni musulmani.

Roma, 2 marzo 2015